Costantino, imperatore indimenticato
di Giuseppe Silvestri
18 dicembre 1994, 18 dicembre 2004. Da dieci anni Ascoli piange il Suo Presidente. Costantino Rozzi nasce ad Ascoli Piceno l'11 gennaio 1929, figlio di un carpentiere e una casalinga. Dopo essersi diplomato presso l'Istituto tecnico per geometri ed aver abbandonato un impegno statale, si dedica all'edilizia. Inizialmente lavora per una ditta romana e presto diventa direttore di cantiere. Nella stessa azienda è impiegata la signora Franca, che poi diverrà sua moglie e mamma di quattro figli. Dopo qualche anno Rozzi decide di mettersi in proprio e crea una sua azienda. Si specializza nella costruzione di strade, viadotti e impianti sportivi; fatturato e numero di dipendenti crescono vertiginosamente. A metà degli anni Ottanta, Rozzi vanta un vero e proprio impero. Oltre a costruire in Italia e all'estero, produce vini e possiede una catena di hotel di lusso. Complessivamente dà lavoro a circa 1200 dipendenti, le sue aziende fatturano oltre duecento miliardi. Viene nominato Cavaliere del lavoro, ma il riconoscimento di cui va più fiero è la laurea honoris causa in sociologia che gli viene conferita dal rettore dell'Università di Urbino, Carlo Bo.
Dopo la famiglia ed il lavoro, la sua terza passione è il calcio. Diventa presidente dell'Ascoli il 6 giugno 1968. Sotto la sua guida il club conquista la serie A e vi resta per 14 anni, protagonista di campionati memorabili e vera e propria bestia nera delle grandi al Del Duca. Nel mondo del calcio Rozzi assurge a paladino delle piccole società e il grande pubblico impara ad amarlo per i suoi comportamenti stravaganti, le scaramanzie, le polemiche in tivù, le liti con gli arbitri, le lunghe squalifiche, ma anche i colpi di mercato e le vittorie del suo terribile Ascoli.
Costantino Rozzi muore il pomeriggio del 18 dicembre 1994, logorato da un tumore, proprio mentre il suo Ascoli sta affrontando (e battendo 3-0) il Pescara in un infuocato derby. La notizia della sua scomparsa viene data negli spogliatoi e getta nella disperazione una città intera. Il rito funebre è degno di un re: 10mila persone in lacrime e migliaia di fiori, cori interminabili ed addirittura un tributo alla bara in piazza del Popolo, come si faceva per i vecchi condottieri del Piceno. Da quel giorno inizia il declino dell'impero e dell'Ascoli Calcio. Le aziende passano attraverso l'amministrazione controllata e la chiusura. La società di calcio finisce nell'anonimato della serie C dove rimane per nove stagioni prima di ritrovare la serie B. Costantino Rozzi è ancora nei cuori e nei ricordi degli ascolani. Decine di striscioni in suo onore vengono puntualmente esposti al Del Duca e ogni vittoria viene salutata con un coro inconfondibile: “Costantino! Costantino!". La scorsa stagione, nel pieno delle polemiche per la vicenda sky, allo stadio apparse uno striscione di 30 metri: “Costantino lo aveva capito, il calcio italiano ormai è finito". Sono passati 10. Non è passato l'amore. Ciao Presidente.
Uno speciale su Costantino Rozzi
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